Comunità Cristiana di San Nicolò e San Marco di Mira
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METEO

Chiesa di San Marco Evangelista

UN PO' DI STORIA

Chi ebbe l’idea ed intuì la necessità che le frazioni di Mira Porte, Riscossa, Valmarana e Chitarra formassero insieme una autonoma comunità religiosa, fu Don Generoso Nuzzetti, parroco di Mira, nel 1956.

Chi ebbe l’idea ed intuì la necessità che le frazioni di Mira Porte, Riscossa, Valmarana e Chitarra formassero insieme una autonoma comunità religiosa, fu Don Generoso Nuzzetti, parroco di Mira, nel 1956.

Questo zelante sacerdote ottenne il permesso dalla Curia Patriarcale di riunire i cristiani di queste frazioni nella sala adiacente all’abitazione del Cappellano delle Suore di Clausura, in via delle Porte.

Questo luogo diventerà l’11 novembre 1957 Curazia autonoma da Mira con patrono San Marco Evangelista, e nell’ottobre dell’anno seguente venne eletto il primo parroco, Don Albino Bello (in foto Don Albino celebra un Matrimonio nella prima chiesa sorta presso la piazzetta di Mira Porte).
Il primo giugno 1958 il Cardinale Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII, decretava l’erezione della Parrocchia.

La chiesa di San Marco di Mira Porte, progettata dall’Architetto Giorgio Zennaro, ripropone in chiave moderna un antico modulo architettonico. E’ uno spazio a pianta centrale, quindi non allungata, come avviene nella forma basilicale. Così l’ambiente risulta più raccolto, e le parti estreme sono equidistanti dal centro, e la sintonia spaziale è perfetta. San Marco, dunque, si inserisce nella tradizione, ma interpretata in modo moderno, ed appare in effetti una chiesa nuova, perché le strutture in cemento permettono delle soluzioni una volta impossibili. Bello e nuovo è lo spazio centrale, a pianta ottagonale, che si alza e finisce nella copertura a raggiera appoggiata alla parete su otto punti di forza, permettendo alla luce di penetrare dagli ampi vuoti a zig-zag, mentre tutta la volta assume una estrema leggerezza, quasi una vela gonfia a mezz’aria. Le pareti sono rette da pilastri che danno vita ad un ambulacro che corre intorno e che dalla parte opposta all’ingresso s’allunga e s’alza dando luogo al presbiterio dove sta l’altare.

Nel mese di luglio 1961, il Cardinale Urbani, Patriarca, benediceva la prima pietra dell’attuale Chiesa e nello stesso anno arrivava il parroco, Don Giuseppe Marigo, in sostituzione di Don Albino Bello.

Nel 1963 il Vescovo ausiliare Olivotti, apriva al culto la Chiesa di Mira Porte.

Proprio in quell’anno un giovane di Mira Porte, Paolo Vanzan, terminati gli studi teologici presso l’Ordine religioso dei Domenicani, celebrava la prima Messa Solenne.

Il 25 aprile del 1969, nel XIX centenario del martirio dell’Evangelista San Marco, il Patriarca, Cardinale Giovanni Urbani, consacrava la Chiesa di Mira Porte. Il secondo parroco, Don Marigo, nell’ottobre del 1969, venne trasferito e sostituito da Don Bruno Trevisiol, dopo sei anni di intenso lavoro pastorale sostenuto in gran parte da giovani con entusiasmo e generosità.

Nell’anno 1971 avvengono alcuni fatti assai significativi per la giovane parrocchia: la consacrazione sacerdotale di un secondo giovane di Mira Porte, Renzo Gerardi, sacerdote diocesano e l’ammissione al noviziato religioso di tre signorine abitanti in questa parrocchia, le sorelle Nalesso Tecla ed Agnese, oggi Suore Ancelle della Visitazione e Zuccarini Elide, Suora nell’Istituto Paolino. Inoltre la realizzazione di opere murarie, patronato e campi da gioco.

Nel marzo del 1967 avviene per la Comunità Cristiana delle Porte una seconda visita del Patriarca Luciani, futuro Papa Giovanni Paolo I e, nel settembre dello stesso anno, il Parroco Don Bruno viene trasferito e, al posto suo, arriva Don Violante Veronese.

Purtroppo la Chiesa, progettata dall’architetto Giorgio Zennaro di Venezia, fu costruita in estrema economia, meglio sarebbe dire con povertà di mezzi.

La Chiesa era stata sì completata nelle sue strutture murarie, ma era da intonacare e completamente spoglia; versava, poi, in una grande desolazione per l’imputridimento dei poveri materiali impiegati onde coprire la nuda poco piacevole muratura interna e, pure, per migliorare la pessima acustica. Per rimediare a questo fastidioso inconveniente, avevano da subito impiegata della segatura attaccandola con della colla animale che, in breve tempo, iniziò a marcire; ad un primo ammuffimento, seguì la vera e propria putrefazione, male odorante ed annerita da sporcizie di ogni genere. In una simile situazione, bisognava assolutamente porvi rimedio e Don Violante si diede anima e corpo per ovviare a tanto degrado e cercare di rendere almeno dignitoso il Sacro edificio.

Così avvenne, dopo circa vent’anni dalla costruzione della Chiesa, per la sensibilità ed i sacrifici del Parroco, Don Violante Veronese, e grazie all’arrivo in Mira Porte del pittore Clauco Benito Tiozzo (titolare della Cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia), il quale si rese subito disponibile per migliorare l’interno della Chiesa. Tiozzo concordò con il costruttore, l’architetto Giorgio Zennaro e con il Parroco, un piano generale di rifiniture e di abbellimenti artistici all’interno della Chiesa e, nel 1979, eseguì ad affresco una prima pittura sulla parete di fondo del presbiterio. 

Nella vasta campitura centrale dipinse “Il Sacrificio di nostro Signore Gesù Cristo”, inviato dal Padre per la salvezza del mondo, in basso ai due lati eseguì “La Madonna” e “L’Angelo Annunziante” in monocromo ed affresco; mentre in alto sulle pareti laterali, verso la nave, dipinse “I quattro Evangelisti”. Inoltre Tiozzo sistemò a sue spese l’angusto angolo del Santissimo, ampliando la pavimentazione marmorea e la gradinata, in linea con quella del presbiterio; pose, quindi una sua scultura in bronzo con “La Cena di Emmaus” quale porticina del tabernacolo, da lui stesso progettato. In alto, appeso sopra il tabernacolo, dispose un suo dipinto ad olio raffigurante “Due Angeli in volo adoranti l’Eucarestia”.

Tiozzo presentò poi, al Parroco Don Violante, uno scultore veneziano, suo collega all’Accademia, Romano Vio, bravissimo e rinomato, il quale accettò di eseguire le quattordici formelle in bronzo de “La Via Crucis”, un “San Antonio da Padova” in grandezza originale ed a tutto tondo, nonché il “Fonte Battesimale”, parte in marmo e parte in bronzo, accontentandosi per dette sue opere di un minimo pari a poco più delle spese. Infine, modellò in creta il “Cero Pasquale” per poterlo fondere in bronzo, e fu la sua ultima opera d’artista, poiché venne colto dalla morte, per una grave malattia che si trascinava da anni.

Per suo desiderio, espresso sul letto dell’Ospedale al Lido di Venezia la settimana precedente la morte, provvide, con tanta cura ed amore, alla rifinitura delle cere in fonderia a Montebello l’amico Tiozzo. Quest’ultima opera in bronzo del bravissimo e raffinato scultore, che ha condotto la sua vita francescanamente nell’amore di Dio e della famiglia, rappresenta in un certo senso il suo testamento artistico.

Nel 1983, onde rendere la Chiesa ancor più accogliente, con l’autorizzazione della Commissione Diocesana per l’Arte Sacra, vennero invitati gli artisti cattolici veneziani ad eseguire gratuitamente (salvo le spese del materiale di supporto), delle opere pittoriche su temi stabiliti dal Parroco secondo una sua idea di catechesi; alla fine sarebbe stata consegnata loro una medaglia ricordo di Romano Vio, fusa prima del suo ricovero in ospedale, inoltre le loro opere sarebbero apparse in un elegante libro a colori curato dalla Parrocchia.


I quattordici pittori che hanno donato alla Chiesa di Mira Porte una loro opera sono:

M. Abis, F. P. Argentieri, L. Beltrame, T. Bonso, E. Brombo, A. Carrer Battaglia, M. Colusso, G. Domestici, M. Maccatrozzo, C. Marconi, P. Rando, P. Penzo, M. Romagna e C. B. Tiozzo.

A Don Violante Veronese, un prete che viveva in grande povertà e con una grandissima venerazione per la Madonna, nel 1991, successe Don Ruggero Maso.

Nel 1995, Tiozzo diede alla Chiesa una sua “Resurrezione” ad affresco, esposta alla San Vidal di Venezia, che venne posta nei pressi della cappellina del Santissimo e Don Ruggero chiese al pittore, per la parete opposta, una “Natività che fu eseguita e collocata nello stesso anno. Venne poi pregato l’architetto Gennaro di modificare il brutto soffitto del presbiterio, solcato da una pesante trave cementizia; Zennaro progettò un soffitto a vela in cartongesso che fu subito eseguito e Tiozzo lo decorò con un “Volo di Angeli fra luminosità e cielo azzurro”. L’ architetto progettò anche un nuovo portale, a modifica di quello esistente; sulla nuova porta a riquadri di rame, vennero inserite otto formelle bronzee realizzate da Clauco Tiozzo con le “Storie di San Marco”.

Ecco il prospetto delle otto formelle del portale

Marco, fanciullo, assiste all’arresto di Gesù nell’Orto degli Ulivi.
Pietro, liberato miracolosamente di prigione, si rifugia nella casa di Maria, madre di Giovanni-Marco.
Pietro parte assieme a Marco alla volta di Roma, per predicare il Vangelo.
Marco, dopo la morte di Pietro, scrive il Vangelo, fondato sulla predicazione di Pietro.
Apparizione dell’Angelo del Signore a Marco nella Laguna di Venezia.
I due mercanti veneziani trafugano il corpo di S. Marco per portarlo a Venezia.
Il Papa Giovanni Paolo II, successore di Pietro. I
I tre Patriarchi di Venezia divenuti Papi nel sec.XX: il Card. Giuseppe Sarto (San Pio X, 1903-1914), il Card. Angelo Giuseppe Roncalli (S. Giovanni XXIII, 1958-1963) e il Card. Albino Luciani (Giovanni Paolo I, 26/08-28/09/1978)

Tiozzo, sapendo che il Parroco desiderava ardentemente avere un calice come quello che l’artista stava realizzando per Castelfranco Veneto, ne eseguì uno anche per Mira Porte, con le figurazioni della “Cena in Emmaus” e di un “Angelo con l’Eucarestia” sulla coppa, mentre alla base decorativamente modellò “Le specie eucaristiche”. Il calice poi fu fuso in argento del peso di circa un chilogrammo offerto da Anna, la moglie dell’artista.

Nell’anno 2006, Don Ruggero, si impegnò in ulteriori lavori. Fece rinnovare l’impianto di illuminazione interna e commissionò dei nuovi bancali lignei per il presbiterio con l’aggiunta di due amboni da porre ai lati sulla gradinata verso la nave; chiese quindi a Tiozzo di eseguire due grandi rilievi in bronzo per adornarli, recanti in due raffigurazioni “La parabola del seminatore”.

L’artista che da alcuni mesi era stato colpito da una grave malattia, ma ancora capace di lavorare, accettò l’invito e tracciò subito delle idee che piacquero a Don Ruggero. Il parroco era preoccupato di non vedere realizzate le due formelle in bronzo, cosa che, purtroppo, avvenne, ma per una causa di forza maggiore che di certo non si aspettava. Tiozzo iniziò a preparare i due modelli in creta e quindi in gesso per la fusione quando, improvvisamente il bravo ed amato Don Ruggero, fra la costernazione dei parrocchiani, veniva ghermito dalla morte.

A suo ricordo e proprio per l’affetto che nutriva verso il parroco, Tiozzo portò egualmente a compimento la modellazione dei rilievi, nonostante il continuo malessere che lo perseguitava.

Al costo della fonderia, provvide la parrocchia a ricordo del caro parroco. Così ebbe termine anche l’ultima opera desiderata da Don Ruggero, parroco assai stimato e benvoluto, rimasto a Mira Porte per 15 anni, da dove, il 12 ottobre 2006, il Padre lo chiamò a sè in Cielo.

Il suo predecessore, Don Violante Veronese, che dopo Mira Porte aveva retto la parrocchia di Stretti di Eraclea, era morto alcuni anni prima, il 10 aprile 2002.

A sostituire il compianto Don Ruggero non venne nominato subito un nuovo parroco, ma fu inviato provvisoriamente un prete in pensione, Don Giuseppe Marigo.

Infine, a quasi un anno di distanza, fu annunciato l’arrivo del nuovo parroco, Don Alfredo Costa, proveniente dal Cavallino.

Nel settembre 2016 è stata costituita la “Collaborazione pastorale di Mira” con la parrocchia di San Nicolò. Il parroco di San Nicolò Don Gino Cicutto è stato nominato parroco anche della parrocchia di San Marco – Mira Porte e Don Mauro Margagliotti vice parroco della stessa.

     

Le due formelle in bronzo per gli amboni, preparate dal prof. Tiozzo, su desiderio di don Ruggero Maso e realizzate dopo la sua morte improvvisa.